Visitare Palazzo Vecchio il primo gennaio: Capodanno nel Rinascimento

Palazzo Vecchio, simbolo di Firenze

Ormai per me è diventata una tradizione. Se il 1 gennaio mi ritrovo a zonzo per Firenze, Palazzo Vecchio diventa una mia tappa obbligata. Così anche quest’anno ho approfittato della sua apertura il giorno di Capodanno per colmarmi gli occhi di Rinascimento.

Perché visitare Palazzo Vecchio? Beh, perché è il simbolo di Firenze, senza ombra di dubbio. Attraverso le sue sale si ripercorre la storia della famiglia Medici, in particolare di Cosimo I e della moglie Eleonora da Toledo, ma anche di papa Leone X, nato Medici anch’esso, e di Francesco I, il cui studiolo è un piccolo scrigno di arte e di simbologia. Ma non solo, perché la storia del Palazzo è più antica, risale al medioevo, al Trecento quando fu costruito e anzi, a voler ben vedere, affonda le sue radici nella Firenze romana. Sì, perché le strutture del Palazzo sfruttano le sostruzioni e le fondazioni di quello che era il teatro della città romana. Oggi, purtroppo gli scavi del teatro non sono visitabili: sono stati chiusi dal lockdown 2020 e non sono mai stati riaperti al pubblico.

Che Palazzo Vecchio, però, sia un palazzo medievale è evidente dalla Torre di Arnolfo, la caratteristica torre che domina la facciata e sulla quale si può salire (pagando un biglietto aggiuntivo rispetto a quello d’i visita del Palazzo). Da quassù la vista domina tutta Firenze. Una curiosità: Palazzo Vecchio ha avuto come modello architettonico un altro palazzo in Toscana: il Castello di Poppi, nel Casentino.

Ho parlato fin troppo. Finalmente è tempo di visitare Palazzo Vecchio, dal suo ingresso su Piazza della Signoria fino alla Torre di Arnolfo. Pronti?

Visitare Palazzo Vecchio: l’Arengario e il Cortile di Michelozzo

L’Arengario altro non è che l’ingresso al palazzo: pochi gradini, sotto lo sguardo del David di Michelangelo (la copia, l’originale è esposto alla Galleria dell’Accademia) e di Ercole e Caco di Baccio Bandinelli. Altre sculture (oggi la copia) che decorano l’ingresso sono il Marzocco, ovvero il leone di pietra simbolo di Firenze (oggi al Museo del Bargello) e la Giuditta e Oloferne (nella Sala dei Priori a Palazzo Vecchio, attualmente [2022] in restauro).

Superato il portone d’ingresso, subito la meraviglia ci assale: mai ci immagineremmo che da quella porta, tutto sommato stretta, si acceda a un cortile ampio, porticato, dominato nel mezzo da una fontana con la statua in bronzo di un puttino, opera di Andrea del Verrocchio (l’originale, nel palazzo, è collocato oggi nel cd. Terrazzo di Giunone). Ciò che più colpisce di questo cortile porticato, però, è l’esuberante decorazione: le colonne sono bianche e dorate, estremamente decorate in stucco; le volte del soffitto sono decorate a grottesche – uno stile che ritroveremo anche dentro il palazzo – in cui si alternano figure reali a fantastiche, girali vegetali e riferimenti all’arte e alla cultura classica. E ancora, lungo le pareti sono affrescate le vedute di città dell’impero degli Asburgo: una serie di affreschi realizzati nel Settecento, quando Firenze è Granducato di Toscana amministrato dagli Asburgo-Lorena.

Il Cortile di Michelozzo è visitabile liberamente. Ma da qui in avanti, per visitare Palazzo Vecchio, occorre fare il biglietto.

Visitare Palazzo Vecchio: il Salone dei Cinquecento

Salito lo scalone in pietra, si accede al Salone dei Cinquecento. Siccome Palazzo Vecchio è sede del Comune di Firenze, spesso e volentieri questa sala è utilizzata per incontri pubblici o eventi particolarmente rilevanti. Tuttavia, potrei entrarci anche tutti i giorni, ma resterei sempre ugualmente estasiata.

Abbiamo detto che Palazzo Vecchio è legato ai Medici e la Sala in effetti ne celebra le gesta e la potenza. Tuttavia, non fu Cosimo I a farla realizzare, ma da Girolamo Savonarola durante il breve periodo della Repubblica Fiorentina (e prima di essere bruciato sul rogo come eretico). Questo primo Salone era decorato sulle pareti da due opere poi perdute, forse coperte, forse distrutte: la Battaglia di Anghiari di Leonardo da Vinci e la Battaglia di Cascina di Michelangelo. Intorno a queste due opere, soprattutto alla Battaglia di Anghiari, si è sviluppato tutto un filone di ricerca che ha fatto presa sugli amanti dei misteri nell’arte, volto a cercare di capire se i due dipinti si conservino almeno in parte e dove. Quel che è certo è che quando Cosimo I divenne signore di Firenze e fece ampliare il Salone dei Cinquecento, affidò il progetto artistico a Giorgio Vasari, il quale dipinse sulle pareti sei grandi scene di battaglie legate alla storia di Firenze. Le dimensioni sono davvero esagerate, le scene molto dinamiche e vivaci. In una di queste scene di battaglia, su un vessillo verde, Vasari scrive il motto “cerca trova“: anche questo è stato uno spunto per credere che al di sotto si trovi la Battaglia di Anghiari di Leonardo.

Cosimo I in gloria sul soffitto a cassettoni del Salone de’ Cinquecento

Ma più dei grandi affreschi alle pareti, è il soffitto ad essere estremamente ricco di decorazioni: i cassettoni dorati inquadrano tutta una serie di tele che, lette nel loro insieme, celebrano Firenze e la famiglia Medici. Non è un caso, infatti, se nel centro preciso del soffitto si colloca un grande ritratto di Cosimo I. Altre scene si riferiscono a episodi della storia di Firenze, a partire dalla sua fondazione, la romana Florentia, ad opera di Giulio Cesare, nientemeno.

Il Salone è davvero immenso ed è difficile percepirlo nella sua interezza. Ma nel prosieguo del percorso di visita potremo affacciarci da un loggiato e allora sì che lo vedremo per bene dall’alto.

Visitare Palazzo Vecchio: lo Studiolo di Francesco I

Dall’infinitamente grande all’infinitamente piccolo: sul Salone de’ Cinquecento si apre infatti una piccola quanto preziosissima stanza: è lo Studiolo di Francesco I de’ Medici. Una piccola stanza interamente dipinta sia sugli sportelli degli armadi alle pareti che sulla volta a botte con piccole pitture incentrate sul tema dello stretto legame tra natura e arte. Un ambiente assolutamente ricchissimo per le sue decorazioni: l’amore per il bello e per la cultura umanistica propria del Rinascimento emergono nettamente. Sopra la porta d’ingresso campeggia il ritratto del padre di Francesco, Cosimo I, mentre sul lato di fronte vediamo Eleonora da Toledo, sposa di Cosimo e madre di Francesco. Una curiosità: lo Studiolo così come lo vediamo oggi è una risistemazione realizzata nel Novecento, così come l’accesso dal Salone de’ Cinquecento è un falso: Francesco I, infatti, dopo averlo fatto realizzare e dipingere da Don Vincenzo Borghini, fece spostare le opere che vi erano custodite nella Tribuna degli Uffizi e lo fece quindi smantellare. Inizialmente l’accesso a questo luogo davvero molto intimo avveniva quindi non dal Salone, ma dall’appartamento privato dello stesso Francesco, attraverso uno degli armadi che fungeva da porta nascosta: il classico “passaggio segreto”.

Lo Studiolo di Francesco I: il ritratto di Eleonora di Toledo

Visitare Palazzo Vecchio: il Quartiere di Leone X

Il percorso di visita lascia definitivamente il Salone de’ Cinquecento per addentrarsi nel cosiddetto Quartiere di Leone X. Leone X era al secolo Giovanni, figlio di Lorenzo il Magnifico. Divenuto papa, come Leone X torna a Firenze nel 1515. Una sala lo celebra, dedicata proprio alla sua accoglienza in città, mentre le altre sale sono dedicate al padre, Lorenzo il Magnifico, e al bisnonno, Cosimo il Vecchio: un’illustre dinastia, che aveva reso grande Firenze, talmente potente nel campo della politica internazionale da poter vantare un papa nella propria famiglia. Le sale di questo quartiere sono caratterizzate dalle pareti decorate a grottesche, stile pittorico nato a Roma in seguito alla scoperta sul Palatino delle sale affrescate della Domus Aurea di Nerone: quelle pitture di età romana diedero il via ad una vera e propria moda, che fu chiamata “a grottesche” perché imitava (con notevoli variazioni sul tema e virtuosismi) queste decorazioni che erano state rinvenute in ambienti sotterranei, come in grotta. Da qui la definizione.

Il soffitto della Sala di Lorenzo il Magnifico

Nella Sala di Cosimo il Vecchio fulcro del programma decorativo e celebrativo è la volta, sulla quale è raffigurato il momento del rientro trionfale di Cosimo dall’esilio; sul soffitto della sala dedicata a Lorenzo il Magnifico invece è raffigurato Lorenzo mentre riceve ambasciatori dei più potenti stati stranieri. E non sfuggirà all’attenzione la presenza di una giraffa portata in dono.

La Sala di Leone X è quella più grande e celebrativa del rampollo della Signoria fiorentina salito al soglio pontificio, divenendo così l’uomo più potente e influente dell’Italia rinascimentale. Sui quattro lati e sul soffitto della sala ogni cosa è volta a magnificare il papa e Firenze. Nel centro della sala oggi (2022) è esposta una statua di Cavaliere di Marino Marini. Ma qualche anno fa fu fatto un interessante esperimento, ricollocando qui, sua sede originaria, la statua etrusca della Chimera d’Arezzo (prestata dal Museo Archeologico Nazionale di Firenze): la mostra si intitolava Chimera Relocated, e vederla in quella sala era stato di forte impatto visivo.

La Sala di Leone X

Visitare Palazzo Vecchio: il Quartiere degli Elementi

Da qui si sale al piano superiore, percorrendo uno scalone interamente affrescato con grottesche e motivi vegetali che sono puri virtuosismi artistici. Troviamo ora il Quartiere degli Elementi, nel quale alloggiava Cosimo I, e il Quartiere di Eleonora, sua moglie. Attenzione: Cosimo I non è Cosimo il Vecchio! Cosimo il Vecchio, nonno di Lorenzo il Magnifico, fu l’iniziatore della dinastia Medici al potere a Firenze, Cosimo I fu invece il restauratore della Signoria dopo l’intermezzo della Repubblica fiorentina che aveva cacciato i Medici da Firenze poco tempo dopo la morte di Lorenzo il Magnifico.

Il Quartiere degli Elementi prende il nome dalla decorazione della prima sala, dedicata ai Cinque Elementi, e in generale il programma iconografico e decorativo del quartiere vuole legarsi ideologicamente al Quartiere di Leone X e ai membri della Famiglia Medici cui erano dedicate le sale: ordine cosmico e imprese degli dei della mitologia greca in relazione ideologica e simbolica con i grandi personaggi della dinastia che aveva reso illustre Firenze. Tra le varie sale merita particolare attenzione il piccolissimo Scrittoio di Calliope, che in origine ospitava miniature, bronzetti antichi, medaglie e altri oggetti rari e preziosi della collezione del duca Cosimo I, collocati su mensole o dentro armadi e cassette. Il soffitto è affrescato proprio con la Musa Calliope.

La Sala degli Elementi

Le altre sale di questo quartiere sono dedicate a divinità legate alla prosperità, al buon governo e alle virtù della famiglia medicea: da Ercole a Cerere, da Giove e Giunone a Opi, la dea della prosperità.

Visitare Palazzo Vecchio: il Quartiere di Eleonora

Le stanze successive al Quartiere degli Elementi corrispondono agli appartamenti privati di Eleonora di Toledo, moglie di Cosimo I. Tra le sale di sua pertinenza merita ricordare la piccola cappella, affrescata dal Bronzino, che culmina in una delicata Deposizione di Cristo. Ma non vi è angolo della cappella che non sia affrescato con colori accesi: persino i calzari di Mosé, in una raffigurazione della fuga dall’Egitto, sono di un azzurro intenso (decisamente inadatti al Patriarca, ma molto fashion).

Cappella di Eleonora, la Deposizione di Cristo del Bronzino.

Nell’attigua Sala Verde non si può notare ancora una volta il soffitto a grottesche, questa volta animate dall’inserimento di pappagalli del genere ara, tipici dell’America del Sud: siamo in effetti alla metà del Cinquecento e l’America ormai non solo è stata scoperta, ma è già diventata terra di conquista e di colonizzazione da parte degli Europei. E sicuramente scoppia la moda dell’esotismo anche presso quelle corti che non hanno contatti diretti con il nuovo continente. Grottesche esotiche per Eleonora, dunque!

Grottesche esotiche sul soffitto della Sala Verde di Eleonora di Toledo

Nelle stanze di Eleonora la decorazione delle pareti e dei soffitti rispecchia un preciso programma iconografico e ideologico: esse sono infatti dedicate a eroine della mitologia, della storia, e di Firenze. Le Sabine che mettono pace tra i Romani (loro rapitori) e i Sabini; Penelope che fa e disfa la tela; la giovane fiorentina Gualdrada, citata da Dante Alighieri, che sfida l’imperatore Ottone IV rifiutandosi di farsi baciare: sono donne virtuose quelle che vegliano su Eleonora, donne che rispecchiano le doti che una donna – di quel rango, poi, deve avere: fedeltà, lealtà verso il marito e verso la patria, senso della giustizia, umiltà e potrei andare avanti. Ma non aprirò qui una discussione sul Patriarcato in età rinascimentale, promesso. Ricordiamo però che Eleonora da Cosimo ebbe la bellezza di 11 figli, ma che, stando alle cronache dell’epoca e agli scambi epistolari tra i due, da matrimonio politico si trasformò in matrimonio d’amore. Un abito di Eleonora, tra l’altro, è esposto alla Galleria del Costume di Palazzo Pitti. E lei doveva essere una vera icona di eleganza, all’epoca.

Palazzo Vecchio, appartamenti di Eleonora da Toledo, soffitto con Penelope che tesse.

Visitare Palazzo Vecchio: le Sale dei Priori

Dalle stanze di Eleonora si accede alle Sale dei Priori, un altro quartiere situato nel nucleo più antico di Palazzo Vecchio, realizzato tra la fine del Duecento e l’inizio del Trecento, ben prima della metà del Cinquecento cui risalgono i quartieri di Cosimo e di Eleonora. Quest’ala del Palazzo era riservata in parte ad attività pubbliche, ed era la sede del Gonfaloniere di Giustizia e dei Priori delle Arti, i membri dell’organo di governo della Firenze repubblicana che nei due mesi del loro mandato dovevano risiedere stabilmente nel Palazzo. Il primo ambiente è la Cappella dei Priori, piccina, tutta dorata ed estremamente decorata, a partire dal suo soffitto voltato e decorato con mosaici su sfondo oro a tema religioso.

Si accede poi alla Sala delle Udienze, affrescata dal pittore Francesco Salviati con scene tratte dalla vita dell’eroe dell’antica Roma Repubblicana Furio Camillo. Dalle finestre di questa sala si gode di una vista inedita sui tetti di Firenze e soprattutto sulla cupola del Duomo: magnifico.

La sala successiva è detta invece Sala dei Gigli perché ha tre pareti blu interamente ricoperte di gigli dorati, mentre la quarta parete è affrescata dal Ghirlandaio con alcuni “Uomini illustri” della storia non solo fiorentina. In realtà tutte le pareti avrebbero dovuto ospitare Uomini Illustri, ma solo questa fu portata a termine. In questa sala si conserva anche la statua in bronzo, originale, di Giuditta e Oloferne, realizzata da Donatello. Inizialmente commissionata per simboleggiare il trionfo delle Virtù sulla Lussuria, quando i Medici furono cacciati e nel 1495 fu proclamata la Repubblica Fiorentina, essa divenne proprio il simbolo della Libertà fiorentina. La Repubblica non durò molto, visto che poi Cosimo I riprese il potere instaurando la Signoria.

La Sala dei Gigli. Nell’affresco centrale San Zanobi patrono di Firenze e il Marzocco

Visitare Palazzo Vecchio: la Sala delle Carte Geografiche

Dalla Sala dei Gigli si accede alla Sala delle Carte Geografiche. Entrarvi e guardare le carte geografiche alle pareti significa guardare con gli occhi dell’uomo del Rinascimento il mondo allora conosciuto. L’idea è di rappresentare in una stanza tutto ciò rifletteva l’interesse di Cosimo I per la geografia, le scienze naturali e i commerci. Tradiva però anche l’intento di celebrare il duca come dominatore dell’universo. Perché Cosimo, se ancora non si fosse capito, aveva un’altissima considerazione di sé, del suo potere e del suo ruolo nel mondo. E faceva emergere il suo potere e la sua persona attraverso una propaganda incredibile che si svolgeva a più livelli, fino a quello, sottile e proprio per questo ancora più ideologico, del programma iconografico e della destinazione di ogni singola stanza dei suoi palazzi, primo fra tutti Palazzo Vecchio.

La Sala delle Carte geografiche

Le carte geografiche sono davvero interessanti da osservare una per una, per scoprire i toponimi noti all’epoca, o per vedere come fossero rappresentate determinate terre, e quali invece mancano perché ancora non erano state scoperte. Per esempio, il continente americano è presente solo in parte, ovvero solo la parte già scoperta e mappata. Comunque è presente lo Stretto di Magellano, la California e il Golfo del Messico con Cuba… Ci si può perdere a osservare tutti i dettagli e a leggere tutti i toponimi. Così fa sorridere che sulla carta delle Terre Polari sia segnalato il nome del Mare Congelatum, oppure che nella rappresentazione del Corno d’Africa sia rappresentato un elefante, accompagnato dalla didascalia “Questa regione produce molti elefanti“. Il centro della sala è occupato da un enorme mappamondo. La Sala delle Carte Geografiche attualmente è in restauro: è stato completato il restauro delle carte, mentre il mappamondo è al centro delle operazioni dei restauratori. Le carte, recentemente restaurate, sono magnifiche nei loro colori accesi. Data la mia passione per le carte geografiche dei Palazzi rinascimentali, questa probabilmente è per me la sala più bella di Palazzo Vecchio. Ma io sono di parte, si sa.

Visitare Palazzo Vecchio: la Torre di Arnolfo

Se penso che inizialmente questa era la prigione e che quindi nessuno aveva voglia di salire fino in cima, oggi al contrario è una delle attrazioni di Firenze più amate, perché consente di abbracciare con lo sguardo tutto il centro storico di Firenze e sulle colline di là d’Arno. La vista da quassù dà le vertigini, effettivamente. La Torre di Arnolfo era e sempre sarà la Torre più alta della città, così come il Duomo con la sua cupola è l’edificio più alto di Firenze. Per raggiungere la sommità della torre bisogna salire scale alte e strette e la visita è consentita a gruppi e a orari, ogni quarto d’ora. Di conseguenza quando si acquista il biglietto – a meno che non siano già esauriti i biglietti giornalieri per salire sulla Torre – ci si prenota per un orario specifico. Mi raccomando, puntuali!

Inediti punti di vista: il David di piazza della Signoria visto dalla Torre di Arnolfo di Palazzo Vecchio

Ho deciso di passare il mio Capodanno immersa nel Rinascimento e sono stata molto felice della scelta. E voi che avete fatto a Capodanno?

14 risposte a "Visitare Palazzo Vecchio il primo gennaio: Capodanno nel Rinascimento"

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  1. Visitare Firenze è una delle tante cose che vorrei fare quest’anno, e con essa il Palazzo Vecchio, mi affascina davvero tanto tanto! A

  2. Mi sono bevuta la tua visita a Palazzo Vecchio come se fossi lì! Non immaginavo che dietro quell’entrata si celasse tanta meraviglia anche se sono stata per un periodo affascinata anche io dai misteri legati alla Battaglia di Anghiari. Adoro Firenze e per la prossima occasione penso proprio di prenotare una visita a Palazzo Vecchio

  3. Quanta storia e bellezza in queste sale del Palazzo vecchio, è passato tanto tempo dalla mia visita e tu mi hai fatto venire voglia di tornare nella mia adorata Firenze e fare questa visita, la sala delle carte geografiche è imperdibile !

  4. Ci sono stata lo scorso anno proprio per i primissimi giorni dell’anno: non era la prima volta che visitavo palazzo Vecchio ma insieme al Pirata è stato ancora più divertente e coinvolgente. Anche lui ne è rimasto estasiato, non era mai stato a Firenze del resto!

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