Si avvicina la Festa di Liberazione, il 25 aprile.
Una giornata che spesso è trattata sui media in termini divisivi. In realtà si tratta di una ricorrenza importante perché ha segnato lo sviluppo della storia più recente d’Italia ed è il punto di arrivo di tutte quelle storie della II Guerra Mondiale e della Resistenza che ci hanno costruito come Italiani di oggi.
La Toscana è stato un fronte di guerra importante e strategico durante la II Guerra Mondiale. In particolare vi passava la Linea Gotica, lungo la quale si affrontarono i soldati Tedeschi contro gli Alleati, in una guerra fatta di assalti, di boscaglia, di trincee. Una guerra che ha lasciato molte tracce oggi raccolte in alcuni musei dislocati nel territorio.
Proprio di questi musei voglio parlare. Si tratta di piccoli musei, spesso a ingresso gratuito e tenuti aperti da volontari, attraverso i quali possiamo conoscere, più o meno approfonditamente, la vita quotidiana dei soldati, quale che fosse il loro schieramento. Capiremo che innanzitutto erano uomini, giovani uomini, che fumavano sigarette, si facevano la barba, mangiavano cioccolata e bevevano caffè. E questo ce li rende molto umani.
Museo della Linea Gotica di Ponzalla – Scarperia e San Piero – Mugello (FI)
Siamo lungo la Linea Gotica. Nell’estate del 1944 durante la risalita degli Alleati e la liberazione l’una dopo l’altra di Arezzo, Siena, Pisa, Firenze, l’esercito Tedesco si andava ritirando verso l’Appennino, ben deciso a non cedere la linea. Si formò una linea di difesa lungo l’Appennino, la Linea Gotica che nel Mugello oggi si può ripercorrere, grazie a sentieri e segni lasciati sul terreno a partire dal Passo del Giogo.
Tra i luoghi si distingue il Monte Altuzzo Memorial, posto lungo la strada, collocato nel 1987 in ricordo dello sfondamento della Linea Gotica da parte di un battaglione di soldati americani. Naturalmente quell’evento non fu senza vittime, e infatti il Memorial ricorda i giovani soldati americani caduti combattendo.
Proprio lungo la via che da Scarperia porta verso il Giogo si incontra il Museo della Linea Gotica, nella frazione di Ponzalla.
Lungo una bella strada che sale verso il Passo del Giogo, un bel percorso panoramico come tutte le strade del Mugello, improvvisamente ci si imbatte in un carro armato. Nella palazzina è allestito il Museo che racconta attraverso video, immagini d’epoca, documentazione raccolta nelle trincee e infine diorami, la vita durante quel drammatico periodo della storia d’Italia.
Colpiscono, nelle vetrine, gli oggetti appartenuti ai soldati di ambo le fazioni. Perché che fossero Tedeschi o Alleati, erano comunque nella stragrande maggioranza dei casi dei ragazzi che eseguivano ordini, abbrutiti dalle circostanze e dal dolore intorno a sé. E dunque vedere che le stesse scatolette di latta per il cibo, di marca tedesca per i Tedeschi, di marca americana per gli Alleati, stavano nella borsa dei soldati semplici… beh, ce li fa apparire più umani, e più fragili. Nelle scorte americane c’erano le bottigliette in vetro della coca-cola, per dire: erano ragazzi, esattamente come lo siamo stati noi.
Nelle postazioni sul passo del Giogo sono state rinvenute dotazioni di ogni tipo, ma che ci parlano della quotidianità di quei soldati: spazzolini, rasoi, dentifrici, occhiali da sole, borracce, orologi, monete. Tra gli oggetti alcuni colpiscono: come un souvenir d’Italie in finto argento, raccattato chissà dove e chissà da chi nel 1944, e poi abbandonato lì. Storie di umanità che commuovono: non vediamo le persone, vediamo gli oggetti che hanno lasciato. Non è molto diverso dal visitare un museo archeologico. Con la differenza che questi oggetti di cultura materiale hanno poco più di 75 anni.
Alcune delle croci bianche del Florence American Cemetery di Firenze si riferiscono a giovani soldati alleati morti sulla Linea Gotica. Alcuni oggetti rinvenuti sulla Linea Gotica sono stati attribuiti a loro riuscendo a ricostruire se non le circostanze della morte, almeno un’identità basata sugli oggetti posseduti.
Il Museo è molto commovente. La Storia ci rimbalza in faccia attraverso quelle vetrine.
Spazio Culturale “La Guerra e la Memoria” – Firenzuola
Siamo sempre nel Mugello, sempre lungo la Linea Gotica. A pochi km, sul Passo della Futa, sorge il grande Cimitero Militare Germanico e Firenzuola stessa fu bombardata durante la II Guerra Mondiale, precisamente il 12 settembre 1944. Il ricordo della guerra è pertanto molto sentito e lo Spazio Culturale “La Guerra e la Memoria”, che è ospitato in un palazzo sotto il portico che da Porta Fiorentina, l’accesso principale, entra nella cittadina, ha proprio la funzione di raccontare alle giovani generazioni, che la Guerra fortunatamente non l’hanno vissuta, ma che forse possono aver ascoltato i racconti dei nonni.
Come nel caso del museo di Ponzalla, la narrazione è affidata agli oggetti della quotidianità nelle trincee e ai manichini che interpretano ora soldati tedeschi, ora soldati alleati. Strumenti chirurgici per il primo soccorso, monodosi di sale, caffè e cacao, borracce, rasoi da barba, elmetti, divise e servizi da té: tutti questi oggetti, insieme alle armi sono stati trovati nelle montagne, nelle trincee, abbandonati – o perduti – all’epoca durante le attività di guerra.
Gruppo Storico di Ricerca “Linea Gotica 1943-1945” – Montemurlo
Anche Montemurlo (PO) ha il suo museo della Linea Gotica. In un capannone, si nota difficilmente percorrendo la via. L’allestimento invece è molto interessante perché rispetto agli altri musei visti fin qui ha dei materiali in parte differenti e piuttosto curiosi.
Se i due musei precedenti si trovano lungo la Linea Gotica in Mugello, Montemurlo si trova piuttosto verso Pistoia, sul versante di Monte Acuto, quindi su un fronte differente rispetto a quanto visto fin qui. Differentemente dagli altri due musei, qui incontriamo per la prima volta alcune testimonianze degli Alleati, intendendo con essi i Neozelandesi, ma soprattutto gli Indiani e i Brasiliani! L’elmetto con la bandiera del Brasile, oppure il manichino che indossa il turbante tipico dei soldati indiani, mentre nelle vetrine sono esposte le armi (ciascun battaglione aveva i suoi armamenti specifici, evidentemente).
La collezione è davvero cospicua, frutto di anni di ricerche e ricognizioni nelle montagne alle spalle di Montemurlo, in particolare sul Monte Acuto, che fu fronte acceso di guerra.
Nel Museo di Montemurlo è data grande attenzione all’aspetto delle armi, in particolare delle bombe, soprattutto per quanto riguarda la loro pericolosità e la loro tecnologia. Il Gruppo Storico di Ricerca ha collaborato e collabora con istituti anche internazionali proprio nell’ottica di conoscere sempre meglio le dotazioni dei soldati nelle trincee, quali armi venissero usate in quali occasioni, per andare a completare con il dato materiale ciò che non conosciamo dalle fonti dirette. Una sorta di archeologia del contemporaneo, in cui il dato materiale serve per ricostruire il contesto.
Museo della Deportazione di Figline – Prato

Figline di Prato è una piccola frazione del capoluogo toscano, ma che porta in sé tutto il dramma della Seconda Guerra Mondiale. Innanzitutto è patria natale di Curzio Malaparte, scrittore e giornalista che scrisse opere del calibro di Maledetti Toscani e Kaputt, fu giornalista importante dapprima vicino al regime fascista, poi sempre più oppositore. Nel dopoguerra si avvicinò al Partito Comunista, tanto da riuscire ad andare in Cina ad intervistare Mao Tse Tung. Morì nel 1957 e sulla piazza di Figline si trova una statua a ricordo.
Ma Figline è stata teatro di una strage, l’Eccidio dei 29 Martiri che furono impiccati il 6 settembre del 1944. Un monumento piuttosto essenziale ma efficace ricorda l’eccidio in una piazzetta del piccolo borgo.
Il Museo della Deportazione non ha niente a che vedere con i 29 Martiri né con Curzio Malaparte, ma è un centro di documentazione importante che attraverso video e testimonianze dei sopravvissuti racconta l’orrore dell’Olocausto.

Il Museo è un percorso audiovisivo. In un ambiente buio, opprimente, in cui le uniche cose illuminate sono le immagini di deportati nudi e in condizioni miserevoli, ogni volta che ci si sposta davanti a uno schermo inizia una narrazione cruda, drammatica, un viaggio simbolico dentro un lager nazista.
Nel percorso sono inserite testimonianze di numerosi superstiti: donne e uomini, ebrei sopravvissuti al genocidio e politici toscani o legati alla Toscana, arrestati in Italia durante il periodo dell’occupazione nazista (1943-1945) e finiti nei lager. Inoltre è dato spazio anche alle storie di vittime dei lager di cui meno si è parlato, come i sinti e i rom, gli omosessuali e i testimoni di Geova, arrestati in periodi e contesti diversi.
La visita è commovente, a tratti straziante. Le vicende sono vere, reali, narrate dai protagonisti, non mediate dalla penna dello storico. Questa è la forza della storia recente, che ci permette ancora di vivere di prima mano i racconti dei sopravvissuti.
Museo della Memoria di San Miniato
Un museo di recente costituzione che però si basa su testimonianze raccolte nei decenni passati dai testimoni di quell’epoca o da storici locali che hanno ricostruito vicende e questioni: Il Museo della Memoria di San Miniato è un raccoglitore di esperienze, un archivio di testimonianze video, giornali, fotografie d’epoca che traccia una storia locale, quella di San Miniato e dell’Empolese durante il fascismo e durante la Seconda Guerra Mondiale, fino ad arrivare ai tragici eventi del luglio 1944 quando il borgo fu bombardato, la popolazione costretta in cattedrale e qui bombardata; quando la millenaria torre di Federico II (l’imperatore tedesco, ironia della sorte) fu abbattuta dai bombardamenti, simbolo del borgo cancellato dalla storia.
Questo museo, con molto garbo e senza toni enfatici o commossi, ma col taglio oggettivo dello storico, racconta un capitolo importante della storia di San Miniato. La Torre di Federico II, proprio perché monumento identitario della comunità, fu ricostruita negli anni successivi. Tutto il borgo, che aveva subito ingenti danni, fu ricostruito, così come alcuni eleganti palazzi medievali e rinascimentali.
Il museo colpisce perché riconnette la storia di 76 anni fa con la vita nel borgo di San Miniato oggi. Il dialogo è interessante ed è il punto di arrivo di un lavoro più che decennale di archivio e di raccolta di testimonianze.
San Miniato è un borgo medievale dalla vita culturale piuttosto attiva e interessante. Il suo sistema museale è piuttosto sviluppato e il Museo della Memoria si inserisce molto bene in questo clima aperto verso il turismo culturale.
Musei della Seconda Guerra Mondiale in Toscana: una storia che non va dimenticata e che va trasmessa
Onore al merito di questi piccoli musei che portano avanti una narrazione e testimonianze davvero importanti. La Seconda Guerra Mondiale è stata l’evento più importante probabilmente della Storia d’Italia dall’Unificazione ad oggi. Conoscerla sia a livello di macrostoria – Hitler, Mussolini, sbarco in Normandia, Hiroshima – che a livello di storia locale – ogni località d’Italia è in qualche modo legata a storie di partigiani, di Resistenza e di Regime – è importante per capire come e perché il mondo attuale ha quest’assetto politico ed economico. Conoscere il passato per capire il presente è una regola fondamentale del nostro vivere. Oggi più che mai.
Conoscevo il museo della linea gotica e quello di San Miniato… non conoscevo l’altro museo che hai citato e ti ringrazio molto. Credo che i prossimi mesi (fine del lockout permettendo) mi porteranno a vedere un po’ di Toscana e centro Italia. Non vedo l’ora.
Anche io non vedo l’ora di rimettermi in strada. Soprattutto di tornare a cercare quelle piccole realtà che ora a maggior ragione avranno bisogno di ripartire.
Non conoscevo questi musei e sembrano davvero interessanti .Lo dirò al mio ragazzo che è appassionato delle guerre mondiali. Devo dire che anche io se posso leggo libri a riguardo o vedo film, forse perchè mi ricordo i racconti dei miei nonni che seppur poco più che bambini l’hanno vissuta.
Questi musei hanno il merito di sbattere la realtà storica in faccia di chi li visita: basta poco, tra diorama, oggetti realmente appartenuti ai soldati e video di testimonianze di chi è sopravvissuto a quel periodo. Musei davvero importanti.
E’ fondamentale che ci si ricordi del passato e dei momenti neri della storia del mondo. I musei vanno visitati e i libri di storia vanno letti e studiati. La memoria è tutto ciò che ci può salvare dal ripetere errori. Spero tanto che ci si ricordi anche delle emozioni di questi giorni di limitazione della libertà per meglio utilizzarla in futuro.
Eh, quanta verità nelle tue parole. Spero davvero che resterà un ricordo forte, indelebile, non soltanto un aneddoto da raccontare a cena tra amici, ma qualcosa della cui importanza siamo davvero consapevoli.
Grazie di questo itinerario tra musei della Seconda Guerra Mondiale e di aver segnalato quello della Deportazione di Figline. Dimentichiamo troppo spesso che il nazismo ha avuto un ruolo anche nel nostro Paese. Per non dimenticare.
E che ruolo che ha avuto! Quante vittime italiane nei lager, anche se l’unico campo di sterminio in Italia è stato a Trieste, la Risiera di San Sabba, E’ fondamentale che nessuno dimentichi,e che tutti sappiano cosa è successo.
Tra quelli che hai citato conoscevo solamente il Museo della Memoria di San Miniato, ma sono contenta di aver scoperto anche gli altri perchè penso che ad agosto faro una decina di giorni in Toscana e sto studiando proprio in questi giorni un probabile percorso con tappe da fare.
Bene, sono contenta di poterti dare spunti nella realizzazione dell’itinerario!