Sul tetto del mondo
Riprendiamo il bus, che ora abbandona la “palma”, torna sulla terraferma ed entra nell’interno, per raggiungere il Mall of the Emirates. La strada che percorre ora attraversa agglomerati di grattacieli, come Internet Dubai, il quartiere dove hanno sede la Microsoft e l’IBM, tanto per dirne due, ora attraversa aree di cantiere, in questa infinita città/periferia/città lunga chilometri e chilometri. Non scendiamo al Mall of the Emirates, ci facciamo portare al Dubai Mall da dove, oggi sì, accederemo al Burj Khalifa. Pranziamo, finalmente, alla food court del Mall, in un chioschetto libanese (ormai ci siamo affezionati alla cucina libanese) e in un lampo giunge l’ora dell’ascesa al 124° piano del grattacielo più alto del mondo.

Se il grattacielo è da guinness, l’ascensore non è da meno: percorre in 1 minuto i 124 piani, mentre noi, storditi e increduli, osserviamo lo scorrere velocissimo dei numeri sul display. Arrivati in cima con le orecchie tappate, possiamo finalmente sporgerci a guardare il panorama. Tira un vento freddo e fortissimo quassù, che non ci impedisce, comunque, di guardare in basso. Fa impressione. Fa impressione sia perché così in alto non ci siamo mai stati, sia perché ci rendiamo conto che la città sotto di noi non ha forma: si stende piuttosto a macchia di leopardo, qui un agglomerato di grattacieli, lì un cantiere, più in là altri grattacieli, poi aree vuote, quindi ancora quartieri di grattacieli, aree vuote e più in là il deserto. Non sembra esserci un programma urbanistico definito, ecco. Questo è almeno ciò che si coglie da quassù per quanto è possibile spingersi con lo sguardo; naturalmente non vediamo fino a Deira, che è troppo lontana da qui e che, essendo più “antica” ha una forma compiuta. Qui sotto, con l’eccezione di DownTown Dubai, dove ci troviamo noi, vale la regola dell’indefinito e del non finito, tra gru, aree spianate, scheletri di grattacieli e grattacieli nuovi di zecca. Verso il mare lo sguardo riesce a spaziare fino all’inconfondibile Burj-al Arab e alla palma, di cui si indovina a malapena la forma, data la spessa foschia che annebbia il tutto. Indoviniamo anche, dritta davanti a noi, la presenza di The World, l’arcipelago artificiale a forma di planisfero in cui ogni singola isola corrisponde ad uno stato o parte di esso, un altro esempio di dove può arrivare la fantasia quando incontra finanziamenti illimitati.

Restiamo quassù fino al tramonto sul Golfo Persico, ma il momento in sé è offuscato nel vero senso della parola dalla fitta foschia, tanto che quando il sole va giù non lo vediamo tuffarsi in mare, ma piuttosto sprofondare nella nebbia. Peccato, avrebbe potuto avere il suo fascino. Ci consoliamo pensando che comunque è sempre così. La foschia è una costante da queste parti. E, caro emiro, puoi aver costruito la città più bella del mondo, ma se non riesci a goderti un tramonto ti mancherà sempre qualcosa.

Quando scendiamo è ormai sera. La piazza antistante il Dubai Mall si fa fitta di gente, e il perché lo scopriamo subito: alle 18, poi alle 18.30 e via di seguito si anima uno spettacolo meraviglioso di fontane che lanciano i loro fiotti d’acqua a tempo di musica. Spettacolo insieme commovente e opulento, mentre cala la notte sul Burj Khalifa e su DownTown Dubai.
