“Never smile at a crocodile” é il simpatico messaggio scritto su una T-shirt da souvenir che ho acquistato a Darwin il giorno prima di andare a vedere i coccodrilli nel billabong del Kakadu National Park. Il terribile ghigno del coccodrillo, che pur con la bocca chiusa non riesce a nascondere tutti i suoi denti aguzzi, é qualcosa di agghiacciante in chi lo vede la prima volta, anche se lui si sta facendo gli affari suoi in acqua o pigramente crogiolato a riva e voi siete su una rassicurante chiatta con il parapetto sufficientemente alto.
Il coccodrillo incute timore: solo la nostra curiosità di turisti al sicuro sulla barca supera il disagio di trovarsi davanti ad una delle bestie più feroci e pericolose del mondo; peraltro, siamo noi i disturbatori, siamo noi che andiamo a casa sua, nel suo habitat -il billabong nel Kakadu oppure lungo il Daintree River nel Daintree National Park – siamo noi, insomma, gli estranei. E questo accresce da un lato il disagio, dall’altro l’eccitazione per essere davanti ad uno spettacolo della natura sublime e immenso, in cui l’uomo non ha modificato nulla in modo irreversibile, in cui l’uomo, per una volta, non c’entra niente.
E il coccodrillo, indolente, placido direi, nuota tranquillo, appena sotto il pelo dell’acqua: spunta solo il muso lungo con gli occhi gialli e sporgenti, spunta il dorso squamoso, che lo fa somigliare ad un drago o a un dinosauro. Affascinati, spaventati quasi, e quasi attratti, lo osserviamo, spiamo le sue mosse, cerchiamo di scorgerne un altro in mezzo all’acqua o a riva, tra la vegetazione.
Così silenzioso, e così terribile, il coccodrillo ci guarda, poi si immerge e sparisce. Rimane quel senso di disagio, che ci fa capire che nel suo mondo vince lui.
Mai sorridere ad un coccodrillo: perché il sorriso che di rimando ti rivolgerà lui ti spaventerà a morte!
Never smile at a crocodile!

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